Caterina Sansedoni Marsili (XVII-XVIII sec.)

Medaglista: Giovan Francesco Pieri (ca. 1697-dopo 1765) – Datazione: 1720

D.: CATHARINA SANSEDONI MARSILI NOB.SENENSIS

Busto a destra con capelli intrecciati di perle e veste scollata e ricamata. Sotto la troncatura del braccio: 1720

Caterina Sansedoni, nobildonna senese, sposò Alfonso Marsili, appartenente a un’antica famiglia della stessa città e che ricoprì importanti cariche presso la corte di Toscana.

R.: In cartiglio a nastro: NON EST VICISSITV-DO (Non vi è mutamento)

Il Tempo, in sembianze di un vecchio alato, atterra con la falce colpendo tre figure femminili che tengono in mano una corona (potere), uno specchio (bellezza) e una collana di perle (ricchezza), simboli della vanità delle cose terrene. A destra su un piedistallo la Virtù alata, raffigurata con le sembianze di Caterina Sansedoni, con il sole sul petto tiene una lancia nella mano destra e una corona di alloro nella sinistra.

L’allegoria, come il motto, allude al fatto che la virtuosa nobildonna, pur essendo assai avvenente, non si cura delle vanità terrene ed effimere, ma coltiva la virtù.

Connessioni: Le figure femminili, personificazioni della Vanità, sconfitta dal Tempo, ribaltano il concetto sovente proposto nella glittica e nella monetazione romana della Venus Victrix, che simboleggiava invece la vittoria dell’amore e della bellezza femminile, in grado di sconfiggere anche i più rudi guerrieri. Il tema è rappresentato anche da un intaglio dalla tomba 39 in località La Cappella, che propone Venere nell’atto di osservare un oggetto che tiene con una mano (una statuetta di Vittoria), mentre nell’altra reca una lancia e ai piedi uno scudo. Tale iconografia, che varia nella combinazione degli elementi, ebbe grande successo in età romana, poiché riferita alla genealogia della Gens Iulia, che si proclamava discendente di Enea, figlio della dea.

La nostra medaglia suggerisce inoltre una connessione con il tema dell’unione, nelle figure femminili, di bellezza e virtù, che viene espresso nei corredi d’età romana dalla compresenza di specchio, oggetti da toilette e strumenti dell’arte tessile. Emblematico è il caso della tomba 43 della necropoli della Cappella con specchio, balsamari e bastoncini a tortiglione in vetro, elegante trasposizione simbolica della rocca per la filatura della lana.