Medaglista: Antonio Selvi (1679-1753) – Datazione: dal 1740 (serie medicea)
D.: COSMVS. I. D. G. MAGN. DVX. ETRVR.
Busto a destra con corazza su cui è raffigurata la croce di Santo Stefano, mantello fermato sulla spalla destra e collare del Toson d’Oro.
Sotto la troncatura del braccio: F. SELVI.
Cosimo I de’ Medici fu il secondo e ultimo duca di Firenze, dal 1537 al 1569, e, in seguito all’elevazione dello Stato mediceo a Granducato di Toscana, il primo Granduca di Toscana, dal 1569 fino alla morte.
La struttura del governo creata da Cosimo durò fino alla proclamazione del Regno d’Italia, tuttavia il suo spietato dispotismo indusse alcuni cittadini all’esilio volontario. Spostò la sua dimora da Palazzo Medici a Palazzo Vecchio. Introdusse e finanziò la fabbricazione di arazzi. Costruì strade, opere di prosciugamento, porti. Dotò molte città toscane di fortilizi. Rafforzò l’esercito, istituì nel 1561 l’Ordine marinaresco di Santo Stefano, con sede a Pisa, e migliorò la flotta toscana, partecipando alla battaglia di Lepanto. Promosse le attività economiche, sia recuperando antiche lavorazioni (come l’estrazione dei marmi), sia creandone di nuove. Fu un prodigo mecenate.
R.: FIDEM. FATI. VIRTVTE. SEQVEMVR (Perseguiremo con la virtù ciò che promette il fato)
Capricorno su nubi, sormontato da sette stelle.
Connessioni: La raffigurazione, che rimanda al segno zodiacale, riprende fedelmente un denario dell’imperatore romano Augusto, il quale, secondo la testimonianza dello storico Svetonio, aveva tanta fiducia nel proprio oroscopo da volerlo impresso sulle monete. Il capricorno aveva tuttavia una più profonda valenza per Augusto, era infatti la costellazione collegata a Saturno, che secondo la leggenda avrebbe regnato in Italia nella mitica età dell’oro. A questo tempo felice fa riferimento anche Virgilio nell’Eneide, tratteggiando l’avvento di un puer che l’avrebbe restaurato, figura con la quale si ritiene volesse indicare proprio Augusto. Per l’imperatore dunque il capricorno era simbolo di una volontà politica: portare pace e prosperità.
Cosimo intendeva con questo simbolo paragonarsi al grande imperatore, che, salito al trono dopo aver sconfitto i suoi nemici, aveva dato vita a un regno duraturo e fortunato.