Venerdì 8 maggio, ore 21, verrà proposto come anteprima online l’evento culturale del Museo Granum con la presentazione de “La Dolce Vita di Fraka”, libro di Gianpietro Olivetto (Edizioni All Around, prefazione di Gian Antonio Stella) sulla vita, avventurosa ed affascinante, di Arnaldo Fraccaroli (1882-1956), scrittore, commediografo e grande inviato del Corriere della Sera, che per trent’anni ebbe casa e frequentò il Verbano. Interviene l’autore del volume Gianpietro Olivetto.
Fraccaroli, cronista che sapeva fotografare con le parole, inventore del termine “dolce vita”, noto con lo pseudonimo di Fraka, è stato uno dei migliori corrispondenti dal fronte durante la prima guerra mondiale, tra i primi giornalisti a volare su dirigibili e aeroplani e a visitare Hollywood e l’America degli “anni ruggenti”. Dal 1920 al 1940 l’inviato girò tutti i continenti facendo conoscere agli italiani il mondo e le novità del secolo.
Fraccaroli si innamorò di Baveno e del Verbano nel 1925. In quell’anno acquistò una casa colonica posta in riva al lago, la fece ristrutturare, facendola diventare una splendida residenza. Qui visse la sorella Maria sino alla morte, nel 1934. A Baveno l’inviato si recava spesso; era il suo “buen retiro”. Vi incontrava, in particolare, l’amico Luigi Spinelli, il “mago Caramba”, straordinario scenografo. E durante uno dei sui primi soggiorni sul lago Maggiore, Fraka riscoprì e riscrisse la “leggenda delle rose”, la fiaba d’amore tra una ragazza e Guiscardo il Bello, rievocata con uno spettacolo coreografico la sera del 19 giugno 1932. Secondo alcuni studiosi fu Fraccaroli stesso ad inventare la leggenda, perché Baveno potesse splendidamente rievocarla, con donne e fiori, danze e musiche.
In questo momento c’è anche un dato d’attualità che impone di ricordare Fraccaroli: siamo nell’anno del centenario dalla nascita di Fellini, e il grande regista, per uno dei suoi capolavori, trasse il titolo proprio dalla commedia “La Dolce Vita” che Fraka scrisse nel 1912. Lo hanno confermato, tra gli altri, in alcuni loro scritti, il giornalista e studioso Eugenio Marcucci e il critico Tullio Kezic che, qualche tempo dopo l’uscita del film, ebbe a dire: “Fraccaroli non protestò solo perché era morto da qualche anno”.
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L’iniziativa rientra nella rassegna “La pietra racconta” 2020, realizzata in collaborazione tra Comune di Baveno, Comune di Mergozzo e GAM, cui Fondazione Comunitaria del VCO dà il proprio contributo.