STORIA
Il complesso di San Giovanni sorge su un pianoro del versante orientale del Montorfano, in posizione sopraelevata rispetto al lago di Mergozzo. In antico, questa era una collocazione davvero strategica, poiché permetteva il controllo sulla vallata della Toce e garantiva riparo rispetto all’asse viario che portava alla val d’Ossola.
885: prima citazione della chiesa in una carta con la quale Reginaldo da Pombia dona alla Chiesa novarese un uliveto che si trovava in loco et fundo Muregocio, accanto alla terra Sancti Iohannis.
Lo storico seicentesco Morigia afferma poi che nel X secolo il luogo rientrava tra i possedimenti dei conti di Pombia e che vi era un “fortissimo castello” di cui si vedevano ancora le rovine nel 1603 e che scomparvero con l’allargarsi della cava sottostante.
Infine, nel 1256 in una carta si cita esplicitamente Guido clericus Sancti Ioannis de Monte Orfano: la chiesa era dunque ancora attiva alla metà del XIII secolo ed era officiata da un chierico.
SCAVI ARCHEOLOGICI
Fase I (V-VI secolo): Il primo complesso ecclesiastico è costituito da una chiesa a navata unica terminante in un’abside rivolta a est, affiancata a nord da un battistero con medesima planimetria e analoghe dimensioni.
Dopo le prime fasi di scavo archeologico condotte dai volontari del Gruppo Archeologico di Mergozzo alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, le indagini proseguirono tra il 1980 e il 1982 sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, portando alla luce le fasi costruttive precedenti alla chiesa romanica.
Al centro dell’aula battesimale si trovava una vasca inserita nel piano pavimentale; questa presenta due fasi: nella prima, la vasca è ottagonale, orientata come la chiesa ed è realizzata con laterizi e malta di buona qualità; nella seconda, la vasca, sempre ottagonale, ha dimensioni minori rispetto alla precedente e subisce una lieve rotazione dei lati.
La planimetria, abbastanza inusuale per i battisteri paleocristiani, trova tuttavia confronto negli edifici battesimali di Lione, Ginevra, Noli, Isola Comacina, tutti databili tra il IV e il VI secolo. Sulla base della tecnica costruttiva, della dimensione e del rivestimento decorativo che caratterizzano il fonte, la cronologia proposta per l’edificio battesimale e la chiesa affiancata è compresa tra il V e il VI secolo.
Fase II (fine VIII-inizio IX secolo): Successivamente, la chiesa subì una completa riedificazione. Gli scavi hanno infatti messo in luce i muri di un nuovo edificio ecclesiastico il cui coro era composto da tre absidi ad arco oltrepassato. La conformazione delle tre absidi avvicina la chiesa al gruppo degli edifici triabsidati di età carolingia del cantone dei Grigioni in Svizzera, datati tutti tra la metà e la fine dell’VIII secolo. Sulla base dei confronti la costruzione della chiesa triabsidata può essere collocata tra la fine dell’VIII e l’inizio IX secolo.
ARCHITETTURA ROMANICA
Per ragioni non note, dopo secoli di utilizzo l’edificio carolingio venne abbandonato e l’edificio battesimale assimilò anche le altre funzioni liturgiche. Questo comportò un completo rifacimento della struttura e la realizzazione della chiesa romanica che ancora oggi possiamo ammirare. La chiesa di San Giovanni presenta un impianto a croce latina. La navata unica incrocia un transetto sporgente sulla cui testata orientale si innesta l’abside semicircolare. La campata d’incrocio è sormontata da un tiburio con lanternino. L’abside all’esterno è traforata da una galleria di arcatesorrette da colonnine e pilastrini con capitelli a stampella decorati. L’analisi delle strutture architettoniche e della tessitura muraria ha messo in evidenza la presenza di due fasi costruttive distinte, ma tra loro correlate.
Fase III (prima metà XII secolo): La ricostruzione dell’antico battistero e la sua riconversione in edificio ecclesiastico ebbero inizio dal settore orientale. Mentre sia il battistero tardoantico sia la chiesa carolingia erano ancora presenti in elevato, i costruttori iniziarono l’edificazione della nuova testata absidale e delle testate orientali del transetto. La prima parte del nuovo edificio avvolgeva, senza intaccarla, la struttura architettonica del battistero di V secolo. Questa pratica di cantiere si spiega facilmente con la necessità di garantire la continuità del culto mentre la nuova chiesa era in costruzione, ben sapendo che i lavori avrebbero potuto protrarsi anche per decenni.
La costruzione della nuova testata orientale proseguì fino a circa due terzi dell’attuale altezza. La muratura è un bell’esempio di petit appareil, ossia pietre sbozzate di dimensioni medio-grandi, apparecchiate in corsi orizzontali regolari. Grazie agli elementi architettonici e decorativi è possibile datare questo primo intervento ricostruttivo entro la metà del XII secolo.
Fase IV (seconda metà del XII secolo): Quando l’attività costruttiva riprende, la testata absidale e le pareti orientali del transetto vengono completate: l’abside viene decorata da una galleria di arcate con capitelli a stampella e colonnine finemente ornati; i muri del transetto raggiungono la quota attuale e sono decorati da una frangia continua di archetti pensili. Si prosegue poi con la costruzione delle testate laterali e occidentali del transetto, della navata e della facciata. Le strutture perimetrali antiche vengono demolite e inglobate dalle fondazioni per la ricostruzione della nuova chiesa.
Tutti i dati finora raccolti permettono di collocare questa ultima lunga fase di completamento dell’edificio religioso durante la seconda metà del XII secolo, indicativamente tra il 1160-1170 e i primi anni del secolo successivo.
Un altro dato interessante, accertato dagli scavi, è la defunzionalizzazione della vasca battesimale paleocristiana in occasione della ricostruzione di XII secolo, quando essa venne interrata.
Il raffinato linguaggio architettonico declinato presso la chiesa di San Giovanni al Montorfano guarda più alle soluzioni diffuse in area lombarda che agli esiti maturi del Romanico verbanese. Resta da chiarire a quale committenza possa essere assegnata la ricostruzione dell’edificio, dal momento che l’alta qualità lascia intendere un’ampia disponibilità di mezzi economici. Allo stato attuale degli studi sembra probabile orientarsi verso una committenza privata, forse identificabile con i conti da Castello i quali, secondo il Morigia, possedevano una fortificazione presso il Montorfano.