STORIA
La chiesa parrocchiale di Albo è dedicata all’Annunciazione della Vergine. Si trova in posizione sopraelevata, su uno sperone roccioso, tra l’abitato di Albo e quello di Candoglia. Oggi il suo aspetto è riconducibile a una serie di interventi che si sono susseguiti in epoca moderna. La torre campanaria è invece assegnabile all’età romanica.
1083: la località di Albo è nominata per la prima volta in un atto notarile con il quale il conte Widone donava alle chiese di Santa Maria e di San Gaudenzio di Novara tutte le case e i beni da lui posseduti in loco et fundo Albo e in generale tutti i beni che aveva in Val d’Ossola.
1132: la chiesa di Albo è probabilmente una delle cappelle dipendenti dalla pieve di Mergozzo citate nella bolla papale di Innocenzo II.
1262: prima menzione della chiesa di Santa Maria in una Consignatio, ossia un elenco dei redditi annuali che l’Abbazia dei Santi Felino e Gratiniano di Arona riscuoteva grazie ai molti beni che possedeva nell’Ossola inferiore.
1459: la chiesa di Albo viene citata nuovamente quando il notaio Giovanni Salati da Trontano redige un atto con il quale si attuava la divisione della vasta parrocchia di Mergozzo.
1577: la chiesa di Albo chiede la separazione dalla parrocchia di Mergozzo, concessa dal vescovo Pomponio Cotta con sentenza pubblica e giuridica. Ma, a causa della forte opposizione del parroco di Mergozzo, il procedimento si trascinò per diversi anni e solo nel 1596 il vescovo Bascapè confermò definitivamente la separazione.
ARCHITETTURA ROMANICA
Del complesso architettonico di epoca romanica, che dalla lettura degli atti delle Visite Pastorali del 1582 e del 1592 doveva comprendere anche una chiesa a navata unica, coperta a soffitto ligneo e con abside semicircolare rivolta ad est, rimane solo la torre campanaria. Questa, che era in origine separata di diversi metri dall’edificio ecclesiastico, si eleva su tre livelli, dei quali l’ultimo è occupato dalla cella campanaria.
La lettura della tessitura muraria è impossibilitata a causa della totale intonacatura delle superfici.
Le poche informazioni note si possono trarre dalla bibliografia, dalle testimonianze di chi ha assistito ai lavori di restauro e dal sopralluogo all’interno della canna del campanile.
In occasione dei restauri è stato riscontrato l’uso del marmo di Candoglia, un materiale pregiato e non altrimenti attestato in zona nella tessitura muraria delle torri campanarie; alcuni blocchi di marmo di notevoli dimensioni sono oggi visibili all’interno della struttura, nel basamento, mentre il restante paramento interno è costituito da materiale lapideo sbozzato di minori dimensioni. Il caso di Albo costituisce inoltre l’unico esempio dell’utilizzo di archetti pensili ricavati in un unico concio come decorazione di un campanile, i quali, rinvenuti con i restauri, sono stati mantenuti a vista.
Le aperture originali sono quasi interamente tamponate: sul lato orientale di intravede il profilo di una porta architravata; sui lati si conservano alcune feritoie, infine all’interno del campanile, durante i restauri, è stata individuata una bifora cigliata con capitello a stampella, già chiusa in antico.
Sulla base della tipologia degli archetti pensili e della bifora e considerando l’utilizzo del marmo di Candoglia in conci squadrati come parte del materiale costruttivo, il campanile di Albo può essere datato intorno alla metà del XII secolo.