Gennaio 3, 2021

S. Giacomo – Fondotoce

STORIA

Il piccolo oratorio di San Giacomo al Basso si trova all’interno del parco di una proprietà privata a Fondotoce, nella regione denominata “al Bass”. La chiesa in origine doveva servire per la comunità dei fedeli che abitava alle pendici estreme del Monte Castello, verso la piana alluvionale del fiume Toce.
Non si hanno notizie dell’edificio nelle carte antiche: probabilmente, era una delle cappelle dipendenti dalla pieve di Mergozzo citate nella bolla di papa Innocenzo II del 1132.
La chiesa è ricordata per la prima volta nel 1347 come San Giacomo “de Oyra”. In epoca bassomedievale, la sua dipendenza dalla parrocchia di Santa Maria Assunta di Mergozzo è confermata da una pergamena del 1459, in cui compare insieme agli altri edifici di culto mergozzesi.
Il 10 settembre 1605 venne stesa una nuova relazione dal vicario foraneo di Omegna, prete Giovanni Alberganti: risultò che nell’area vi erano cinque cascine con altrettante famiglie, delle quali quattro vi risiedevano stabilmente, ma facevano ormai riferimento per comodità al clero di Bieno. In seguito a questa comunicazione, il 13 novembre 1605 l’edificio venne interdetto al culto.
La sua collocazione ai margini del territorio comunale aveva però innescato fin dal 1592 un contenzioso con la comunità di Pallanza, che si risolse con il passaggio della chiesa, da un punto di vista amministrativo, da Mergozzo a Pallanza, pur continuando a dipendere ecclesiasticamente da Mergozzo. Nel XIX secolo la chiesetta fu incamerata dal Demanio e poi venduta dal comune di Pallanza a privati, i quali la adibirono ad uso agricolo.

ARCHITETTURA ROMANICA

La chiesa di San Giacomo ha un impianto a navata unica leggermente irregolare, è orientata e termina con un’abside semicircolare. Tutto l’edificio è ascrivibile ad un’unica fase costruttiva di epoca romanica ma è stato largamente rimaneggiato in occasione di un restauro integrativo nel XX secolo curato dall’Ing. Bianco.

La muratura originale si conserva nella sua integrità solo presso il muro settentrionale e l’abside. Il paramento murario è realizzato con materiale piuttosto irregolare, con ciottoli di fiume e scapoli lapidei di dimensioni differenti; all’interno della chiesa, presso il muro settentrionale, è anche possibile notare le stilature realizzate incidendo la malta con la cazzuola per dare un aspetto più ordinato al materiale costruttivo, non disposto in corsi perfettamente orizzontali. Solo per i cantonali sono utilizzati blocchi di serizzo di maggiori dimensioni. Sempre all’interno dell’aula si conserva una fascia marcapiano decorativa di colore rosso che indica la quota originaria del tetto, prima della sopraelevazione ottocentesca ora rimossa. Alla medesima quota, incassate nelle pareti laterali, si conservano anche delle mensole lapidee che dovevano essere funzionali all’appoggio delle travi della copertura.

La facciata originale, dal profilo a capanna, risulta molto rimaneggiata: i restauri degli anni Trenta sono intervenuti sia sul portale maggiore, ridotto nelle dimensioni, sia sulla parte alta della muratura, dove è stata realizzata un’apertura cruciforme. Anche l’attuale aspetto del lato meridionale è frutto degli interventi di restauro: le due monofore strombate con archivolto realizzato in un unico concio sono state apprestate per sostituire le finestre moderne e ripristinare così l’aspetto romanico dell’edificio. Inoltre, la tessitura muraria risulta in larga parte coperta da intonaco. Originale è invece la piccola porta architravata, sormontata da una lunetta, che si trova appena prima dell’emiciclo absidale.

La muratura romanica è meglio apprezzabile lungo il perimetrale settentrionale, meno intonacato, e dove si conserva una monofora originale.

Il settore absidale è la parte che meglio conserva, all’esterno, il suo aspetto originario. L’emiciclo è diviso in quattro specchiature da lesene concluse da mensoline, alcune delle quali decorate da motivi geometrici. Nelle due specchiature centrali si aprono due monofore archivoltate a doppia strombatura, simili a quelle del lato nord ma di altezza più contenuta. Le lesene sono sormontate da frange di archetti pensili apparecchiati intorno ad un concio semicircolare e realizzati in materiale irregolare di piccola pezzatura, con ampio uso di frammenti laterizi. Particolare è l’intento decorativo: infatti, l’intonaco chiaro del rivestimento è graffito da linee dipinte di colore rosso, in modo da imitare l’andamento e la forma degli archetti realizzati in un solo concio.

La scarsa raffinatezza della lavorazione del materiale costruttivo va interpretata, in questo caso specifico, non come un indizio della precocità cronologica dell’edificio, ma come segnale della sua costruzione ad opera di maestranze non specializzate. Probabilmente, possiamo riconoscere come costruttori gli stessi uomini del luogo, desiderosi di dotare di un edificio di culto quest’area, abbastanza distante dalla parrocchiale di Mergozzo.
Tutte queste considerazioni portano a datare il piccolo oratorio entro la prima metà del XII secolo.